venerdì 17 dicembre 2010

tutti i figli di dio danzano


C'è stato quel viaggio, indietro non sarei più tornata. In treno per non pensare e per non parlare a nessuno mi sono messa a leggere Tutti i figli di dio danzano. E' stato tremendo. Sapevo ancora leggere. Era il 25 di febbraio e non sarei più tornata indietro. Fuori il vento faceva paura, andava veloce come il treno e il cielo era di un grigio cupo, uniforme. Il libro era verde e dentro era freddo e non sapevo perché A. me lo avesse consigliato proprio allora e perchè io lo avessi scelto. Lo sapevo perchè, perchè Murakami mi piace, perchè mi pulisce la mente come uno spazzaneve e poi non resta più niente. Ne ho letto abbastanza, forse non quanto avrei potuto, e quando smettevo di leggere non sapevo a cosa aggrapparmi e mi sentivo che sarei sprofondata e caduta sulle rotaie. Si parlava di un vaso con le ceneri di uno e questo vaso fa un viaggio e si finisce sempre in qualche camera d'albergo con Murakami. E il vaso va a finire in questo albergo e nella stanza ci sono due persone e una di queste fa un bagno. Qualcuno fa sempre il bagno nei libri di Murakami. Ho continuato a leggere. Il viaggio è passato in fretta e il libro l'ho riaperto con sospetto più avanti. Non era colpa del libro, non lo è mai.

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